“IO HO QUEL CHE HO DONATO”

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foto by vanhacker2012

“Io ho quel che ho donato”:un motto utilizzato da Gabriele D’annunzio, scolpito all’ingresso del Vittoriale degli Italiani oppure impresso sulla carta da lettere spedita ai suoi interlocutori e interlocutrici epistolari. Non mi soffermerò sulla chicca né sul contesto storico e logistico abitato dall’artista, ma sul contenuto dell’affermazione.

Come si può avere il donato? Un paradosso forse? No, non lo è. Perché il dono non si riferisce a scambi di buoni comportamenti. “Una mano lava l’altra!” oppure “ Il dare è avere…” non dicono del contenuto dell’atto donativo: sono modi di dire che riassumono, piuttosto, il vantaggio e il ritorno di un’azione. Testimoniano una logica tipica del commercio interpersonale basata sullo scambio. Oggi, molto fashion!

Il dono, invece, è un atto a perdere, perché agisce senza aspettarsi qualcosa. Non calcola. Dimentica il proprio donarsi: s’annulla nel momento in cui il gesto è compiuto. Non agisce per vanto,ma risponde ad una condizione esistenziale umana. Il dono fa di noi ciò che siamo. Si dona, infatti, solo ciò che si è. Perciò, è cosa difficile.

Non esiste il dono per eccellenza, esiste l’intenzione di donare che basta a ripagarsi. È una vera e propria espropriazione che non intende nemmeno emozionare. È fuori dal palcoscenico, lontano dai riflettori.

Donare sembra essere cosa rara ; soprattutto di questi tempi, dove ciò che conta è fare scalpore, è farsi ricordare. Il dono, invece, dà e poi dimentica. In silenzio.

Barbara Gaiardoni

Pubblicato da barbaragaiardoni

Barbara Gaiardoni nasce a Verona il 15 febbraio 1967. Lavora dall’età di 18 anni: inizia come istruttrice di nuoto. Nel contempo, consegue il diploma al Conservatorio di Musicale statale di Vicenza e, dopo aver collaborato come violinista di fila con orchestre giovanili e sinfoniche, termina la sua carriera musicale all’età di 30 anni, per entrare a pieno titolo nell’impresa di famiglia. Nel 2000 riprende gli studi scolastici e formativi, interrotti in età adolescenziale da una bocciatura in II liceo: si concludono con un diploma di Dirigente di comunità e due lauree presso l’Università degli Studi di Verona; una triennale in Scienze dell’educazione e della Formazione e l’altra specialistica in Scienze pedagogiche. Nel 2004 lavora come educatrice professionale nell’ambito psichiatrico e delle patologie dell’invecchiamento; quest’ultimo la vede anche nel ruolo di pedagogista e counselor per le famiglie dei soggetti affetti da demenza di tipo Alzheimer. Successivamente si perfeziona con un tirocinio professionale nell’ambito socio-educativo: esperienza che sfocerà nella progettazione pedagogica. La scrittura in tutte le sue sfaccettature e forme resta il suo strumento prediletto per l’efficacia sia in ambito professionale sia in quello dell’auto formazione. Ha pubblicato 3 libri e un racconto breve. Ha collaborato con riviste di settore e con magazine culturali online. La scrittura diaristica si concretizza nella stesura di 15 diari di bordo utilizzati negli ambiti professionali suddetti. Il suo mantra? Non esistono ostacoli, ma sfide.