“Era una casa molto carina, senza soffitto senza cucina…”: così cantava Sergio Endrigo in uno stornello dedicato a una casa fantastica, forse fantasma. Non certo come le nostre, dove sembra esserci tutto. Dove i fantasmi o i fantastici, forse, sono le persone che vi abitano.
Quanti ancora desiderano mangiare, cucinare, leggere, dialogare, coricarsi assieme?
Sembra che le TV, i pc, i cellulari, gli impegni professionali siano diventati i nostri partner preferiti. S’aspetta lo sfinimento della sera per spegnere i led della casa. E ci si stupisce se il bacio o il saluto della buonanotte sembrano essere pratiche retrò, demodè.
Abitare una casa costa fatica: esige che ogni decisione, presa individualmente, venga discussa, contrattata. Impegno, creatività, progettualità sono indispensabili per costruire, giorno per giorno, un equilibrio, una storia con tanti protagonisti, ma con un solo fine: essere assieme. Le relazioni familiari, infatti, necessitano almeno di un obiettivo comune, nonostante i percorsi di vita prendano strade differenti.
Non possiamo certo tornare al tempo delle nonne, quando il lavoro e gli affetti ruotavano attorno alle relazioni familiari e viceversa. Oggi, gli impegni professionali, le relazioni amicali e quelle che nascono dallo scioglimento e dal ricomponimento di nuovi nuclei affettivi invitano a una flessibilità che incide, inevitabilmente, sull’equilibrio e sul tempo individuale.
C’è da chiedersi se è ancora possibile trovare il coraggio di reinventare tempi e modi per vivere la casa come luogo d’intesa e di contatti in carne e ossa.
È giunto il momento, forse, di saper distinguere i momenti dedicati ai nostri compagni di vita e quello ai rapporti marginali. È fondamentale sapere che esistono alcune cose indispensabili, da vivere assieme, altre invece individualmente. Ciò che conta è saper separare le azioni e i pensieri che fanno bene alla convivenza da quelli che la danneggiano: il tempo dell’amore, della festa, della cucina, di una buona lettura, di un viaggio, degli amici, non può essere distratto da contesti accessori. Diversamente, si rischia che quella casa molto carina, in via dei matti numero zero, sia proprio la nostra.
Colgo l’occasione per augurare, a tutti voi, feste serene e sobrie.
Barbara Gaiardoni