ERA UNA CASA MOLTO CARINA…

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foto by vanhacker2012

 

“Era una casa molto carina, senza soffitto senza cucina…”: così cantava Sergio Endrigo in uno stornello dedicato a una casa fantastica, forse fantasma.  Non certo come le nostre, dove sembra esserci  tutto. Dove i fantasmi o i fantastici, forse, sono le persone che vi abitano.

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“Pane della domenica” (by gaia&vana2012)

 

 

Quanti ancora desiderano mangiare, cucinare,  leggere,  dialogare, coricarsi assieme?

 

 

Sembra che le TV,  i pc,  i cellulari, gli impegni professionali siano diventati  i nostri  partner preferiti.   S’aspetta lo sfinimento della sera per spegnere i led della casa. E ci si stupisce se il bacio o il saluto della buonanotte sembrano essere pratiche retrò, demodè.

Abitare una casa costa fatica: esige che ogni decisione, presa individualmente,  venga discussa, contrattata. Impegno, creatività, progettualità sono indispensabili per costruire, giorno per giorno, un equilibrio, una storia con tanti protagonisti, ma con un solo fine: essere assieme. Le relazioni familiari, infatti, necessitano almeno di un obiettivo comune, nonostante i percorsi di vita prendano strade differenti.

Non possiamo certo tornare al tempo delle nonne,   quando  il lavoro e gli affetti  ruotavano attorno alle relazioni familiari e viceversa.  Oggi, gli impegni professionali, le relazioni amicali e quelle che nascono dallo scioglimento e dal ricomponimento di  nuovi nuclei affettivi invitano a una flessibilità che incide, inevitabilmente, sull’equilibrio e sul tempo individuale.

C’è da chiedersi se è ancora possibile trovare il coraggio di reinventare tempi e modi per vivere la casa come luogo d’intesa e di contatti in carne e ossa.

È giunto il momento, forse, di saper distinguere i momenti dedicati ai nostri compagni di vita  e quello ai rapporti marginali. È fondamentale sapere che esistono alcune cose indispensabili, da vivere assieme, altre invece individualmente. Ciò che conta è saper separare le  azioni e i pensieri che fanno bene alla convivenza da  quelli che la danneggiano: il tempo dell’amore, della festa, della cucina, di una buona lettura, di un viaggio, degli amici, non può essere distratto da contesti accessori. Diversamente, si rischia che quella casa molto carina, in via dei matti numero zero, sia  proprio la nostra.

Colgo l’occasione per augurare, a tutti voi,  feste serene e sobrie.

Barbara Gaiardoni

Pubblicato da barbaragaiardoni

Barbara Gaiardoni nasce a Verona il 15 febbraio 1967. Lavora dall’età di 18 anni: inizia come istruttrice di nuoto. Nel contempo, consegue il diploma al Conservatorio di Musicale statale di Vicenza e, dopo aver collaborato come violinista di fila con orchestre giovanili e sinfoniche, termina la sua carriera musicale all’età di 30 anni, per entrare a pieno titolo nell’impresa di famiglia. Nel 2000 riprende gli studi scolastici e formativi, interrotti in età adolescenziale da una bocciatura in II liceo: si concludono con un diploma di Dirigente di comunità e due lauree presso l’Università degli Studi di Verona; una triennale in Scienze dell’educazione e della Formazione e l’altra specialistica in Scienze pedagogiche. Nel 2004 lavora come educatrice professionale nell’ambito psichiatrico e delle patologie dell’invecchiamento; quest’ultimo la vede anche nel ruolo di pedagogista e counselor per le famiglie dei soggetti affetti da demenza di tipo Alzheimer. Successivamente si perfeziona con un tirocinio professionale nell’ambito socio-educativo: esperienza che sfocerà nella progettazione pedagogica. La scrittura in tutte le sue sfaccettature e forme resta il suo strumento prediletto per l’efficacia sia in ambito professionale sia in quello dell’auto formazione. Ha pubblicato 3 libri e un racconto breve. Ha collaborato con riviste di settore e con magazine culturali online. La scrittura diaristica si concretizza nella stesura di 15 diari di bordo utilizzati negli ambiti professionali suddetti. Il suo mantra? Non esistono ostacoli, ma sfide.