Ho assistito ad uno spettacolo “musicale” dove sono stati coinvolti anche 30 bambini dell’età 6/8 anni.
La performance consisteva nel far eseguire, per imitazione, brevissime performance ritmiche realizzate con strumenti a percussione.
Lo scopo, quello più evidente (altri, se c’erano, non si sono visti), era di mostrare, ai genitori/nonni/amici in fibrillazione, di quanto fossero intruppati bene i 30 piccoli marmocchi. La voce del “pifferaio magico” era più forte del suo suono e di quello degli esecutori stessi, pari a quello di un generale che conduce il plotone a combattere. La sensazione era che all’ errore potesse corrispondere la fucilazione. Ma l’errore, guarda un pò, non c’è stato. Lo spirito di sopravvivenza nei bambini, fortunatamente, è sempre più forte della vita stessa.
Ci si augura che, in questa performance, non ci fossero fini educativi. Perchè il linguaggio musicale ha come obiettivo quello di creare, sempre nel rispetto delle regole, quell’autonomia mirata a “tirar fuori” le capacità personali di ciascuno. Per es. la costruzione di uno strumento musicale vicino a ciò che si vuole esprimere è uno dei primi passi per fare educazione musicale. Lo strumento diventa il gesto più vicino a ciò che si vuole portare alla luce. In quest’occasione, invece, si suonavano strumenti già belli e pronti.
Fare musica significa realizzare un dialogo, non un monologo uno a molti. Fare gruppo è fondamentale, ma l’educazione vorrebbe che il conduttore lasciasse spazio non solo ai protagonisti (magari quelli più grandi per età…una sorta di autogestione), ma anche agli “errori” . Spiego. Durante l’esecuzione, un bambino avverte una goccia del temporale in arrivo: lo dice a voce alta. Quello sarebbe stato un’ottima occasione educativa utile per fermare l’esecuzione e fare di quell’affermazione, una variazione sul tema. In realtà, nonostante la risata del pubblico che ne approvava la genuinità e la musicalità, quell’opportunità non viene colta, perchè ciò che contava era la perfezione dell’esecuzione.
Questa riflessione per dire che i “pifferai magici” esistono ancora. Attenzione “grandi” diffidate, in educazione, della seduzione.
Barbara Gaiardoni
“Ricordo un episodio in ludoteca,quando portavo mia figlia,nel corso di un’attività di sperimentazione del colore;il materiale consisteva in acquarello,pennello,un disegno prestampato di un elefantino.Con grande lungimiranza le educatrici non diedero alcun obiettivo”didattico”,se non la sperimentazione(dentro me tiro un sospiro di sollievo: sono bambini di 2 anni!).Ricordo la preoccupazione di molte mamme (di una in particolare) sull’esecuzione,sulla bontà del risultato:no,non si fa così,stai nei contorni,ti faccio vedere come si fa!il bimbo a un certo punto sbuffando si ribella,versa il bicchiere d’acqua sul disegno,ci affonda la mano,sorride. Io sorrido anche:finalmente inizia a divertirsi! ” (Antonella Bastone)
“Purtroppo ci sono ancora molte persone che danno maggior risalto al prodotto o all’esibizione piuttosto che all’esperienza reale e profonda che potrebbero vivere i bambini (ma non solo) grazie alle attività espressive. La musica, il movimento, il disegno, la manipolazione, il teatro, la scrittura… rappresentano grandi opportunità per tutte le persone per esprimere e conoscere se stessi, e mi piange il cuore quando incontro realtà ove lo scopo principale è quello di realizzare “l’oggetto da consegnare ai genitori” (magari ritoccato dagli adulti per farlo apparire “più bello”) o il saggio di fine anno (dove il più goffo finisce in ultima fila)” (Silvia Tufi)