ATTENZIONE ALL’ETICHETTA!

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L’etichetta può essere intesa in modi diffferenti. Il significato che a me interessa è quello dipendente da “diagnosi “, da “giudizi” affrettati.

Da quello scolastico a quello professionale, molti sono i contesti in cui accade che qualcuno venga etichettato come “malato”, perchè differente. E per differente, intendo dire associare appellativi quali  “più vivace”, “più rallentato”, “più aggressivo” di altri.

Le diagnosi di un certo tipo e fatte in un certo modo, quasi per tirar le somme frettolosamente, sono definizioni che hanno dei costi economici e personali molto alti. Una volta apposta l’etichetta,  alta è la fatica per toglierla, molto superiore a quella che si è fatta per appiccicarla.
Ciascuno di noi ha delle difficoltà: è onesto riconoscere le nostre da quelle altrui. E’ facile trovare il capro espiatorio, è difficile, poi, raccogliere i cocci di una distruzione scorretta che, inevitabilmente, accade e coinvolge anche l’additatore.
Il labelling (etichettamento), inevitabilmente, produce una semplificazione di esistenze portatrici, nonostante tutto, di caratteristiche complesse.Il soggetto colpito da qualsivoglia forma di “anomalia”(???), infatti, manifesta sempre e comunque il desiderio di essere nel mondo: si racconta, si relaziona, ricerca il contatto, condivide il piacere di esserci. Una stigmatizzazione può indurre a segregazione, isolamento.
Questa riflessione nasce perché potrebbe accadere d’imbattersi in pesanti affermazioni, che si soffermano e attribuiscono un forte peso a quelle differenze “scomode”.
Conta porci la dovuta attenzione, per non arrivare ad una disumanizzazione dell’individuo e ad una riduzione delle possibilità di vita tese a valorizzare l’esistenza di uomini e donne.

Barbara Gaiardoni

Pubblicato da barbaragaiardoni

Barbara Gaiardoni nasce a Verona il 15 febbraio 1967. Lavora dall’età di 18 anni: inizia come istruttrice di nuoto. Nel contempo, consegue il diploma al Conservatorio di Musicale statale di Vicenza e, dopo aver collaborato come violinista di fila con orchestre giovanili e sinfoniche, termina la sua carriera musicale all’età di 30 anni, per entrare a pieno titolo nell’impresa di famiglia. Nel 2000 riprende gli studi scolastici e formativi, interrotti in età adolescenziale da una bocciatura in II liceo: si concludono con un diploma di Dirigente di comunità e due lauree presso l’Università degli Studi di Verona; una triennale in Scienze dell’educazione e della Formazione e l’altra specialistica in Scienze pedagogiche. Nel 2004 lavora come educatrice professionale nell’ambito psichiatrico e delle patologie dell’invecchiamento; quest’ultimo la vede anche nel ruolo di pedagogista e counselor per le famiglie dei soggetti affetti da demenza di tipo Alzheimer. Successivamente si perfeziona con un tirocinio professionale nell’ambito socio-educativo: esperienza che sfocerà nella progettazione pedagogica. La scrittura in tutte le sue sfaccettature e forme resta il suo strumento prediletto per l’efficacia sia in ambito professionale sia in quello dell’auto formazione. Ha pubblicato 3 libri e un racconto breve. Ha collaborato con riviste di settore e con magazine culturali online. La scrittura diaristica si concretizza nella stesura di 15 diari di bordo utilizzati negli ambiti professionali suddetti. Il suo mantra? Non esistono ostacoli, ma sfide.