L’ho incontrato un giorno in un parco, lui con il suo cane io con il mio! Ci siamo rivisti anche nei mesi successivi. Piano, piano i nostri racconti sono diventati sempre meno formali, fino ad arrivare a quella confidenza che portava a parlare di sè, della propria storia. E lui di storia alle spalle ne aveva: quella dei campi di concentramento, per esempio!
Era la prima volta che incontravo un sopravvissuto. Mi è capitato di aver letto e studiato sulla questione: cambia ascoltare un uomo che, si fa per dire, ce l’ha fatta.
Non mi ha raccontato molto, perchè ogni volta soffriva e lui di dolore ne aveva subito abbastanza.
Un giorno decisi di scrivergli una lettera per chiedergli perdono per tutte le volte che gli avevo fatte domande “indiscrete”. Gli promisi che non avrei più chiesto nulla. Così è stato.
Adesso passeggiamo parlando d’altro, spesso bevendoci un buon caffè che lui offre sempre (non se ne parla che, per un uomo della sua “stazza”, accada il contrario :-)).
Questo dovremmo fare noi oggi: tacere! Gli ambaradan della “memoria” non servono a nessuno. Anzi! Peggiorano la situazione di chi, quella memoria, la vuole perdere.
I nostri “pruriti” di rimembranze e di saperi in merito, grattiamoceli da soli. E se proprio dovessimo condividere o dichiarare qualcosa pubblicamente, facciamolo con un “Perdono!”: quello non guasta mai.
Grazie C.
Barbara Gaiardoni
Incontrare un sopravvissuto è ormai molto difficile, parlarci persino di più.
I giorni della memoria servono anche a non far dimenticare quello che è successo
a coloro che non potranno mai, loro malgrado, sapere dalla viva voce di qualcuno di che cosa sono capaci gli esseri (in)umani.
Certo, sono anche un facile schermo politico sociale per elevarsi e purificarsi ma,
a parte l’ipocrisia mediatica che si crea, c’è più di qualcuno che, di questi giorni, ne sente ancora, semplicemente, il bisogno.
Caro Bruno :-),
sì sono stata (s)fortunata ad incontrare un uomo di questa “statura”. Ed è proprio perchè l’ho incontrato che mi sono permessa di scrivere ciò che ho scritto.
C’è sempre così tanta gente/gruppo che (s)parla di questo argomento che la mia proposta di azzardare un silenzio o una parola, forse la più difficile a dirsi nella vita, non è stata nè facile nè a caso.
Accolgo la tua posizione! Com’è quella: “Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente.”? Ecco, proprio così 🙂
Grazie per aver aderito a questa riflessione!
Barbara
Sentirmi rassicurato da un epigono di Voltaire non ha prezzo!
Ora non ti resta che trovare un anagramma: Gaia, brindo?
bgaiardoni 😉