27 gennaio 2016: Giornata della Memoria…di un buon caffè!

Image and video hosting by TinyPic   L’ho incontrato un giorno in un parco, lui con il suo cane io con il mio! Ci siamo rivisti anche nei mesi successivi. Piano, piano i nostri racconti sono diventati sempre meno formali, fino ad arrivare a quella confidenza che portava a parlare di sè, della propria storia. E lui di storia alle spalle ne aveva: quella dei ‪campi di concentramento, per esempio!
Era la prima volta che incontravo un ‪sopravvissuto‬. Mi è capitato di aver letto e studiato sulla questione: cambia ascoltare un uomo che, si fa per dire, ce l’ha fatta.

Non mi ha raccontato molto, perchè ogni volta soffriva e lui di dolore ne aveva subito abbastanza.

Un giorno decisi di scrivergli una lettera per chiedergli perdono per tutte le volte che gli avevo fatte domande “indiscrete”. Gli promisi che non avrei più chiesto nulla. Così è stato.

Adesso passeggiamo parlando d’altro, spesso bevendoci un buon caffè che lui  offre sempre (non se ne parla che, per un uomo della sua “stazza”, accada il contrario :-)).
Questo dovremmo fare noi oggi: tacere! Gli ambaradan della “memoria” non servono a nessuno. Anzi! Peggiorano la situazione di chi, quella ‪‎memoria‬, la vuole perdere.

I nostri “pruriti” di rimembranze e di saperi in merito, grattiamoceli da soli. E se proprio dovessimo condividere o dichiarare qualcosa pubblicamente, facciamolo con un “Perdono!”: quello non guasta mai.

Grazie C.

Barbara Gaiardoni




Pubblicato da barbaragaiardoni

Barbara Gaiardoni nasce a Verona il 15 febbraio 1967. Lavora dall’età di 18 anni: inizia come istruttrice di nuoto. Nel contempo, consegue il diploma al Conservatorio di Musicale statale di Vicenza e, dopo aver collaborato come violinista di fila con orchestre giovanili e sinfoniche, termina la sua carriera musicale all’età di 30 anni, per entrare a pieno titolo nell’impresa di famiglia. Nel 2000 riprende gli studi scolastici e formativi, interrotti in età adolescenziale da una bocciatura in II liceo: si concludono con un diploma di Dirigente di comunità e due lauree presso l’Università degli Studi di Verona; una triennale in Scienze dell’educazione e della Formazione e l’altra specialistica in Scienze pedagogiche. Nel 2004 lavora come educatrice professionale nell’ambito psichiatrico e delle patologie dell’invecchiamento; quest’ultimo la vede anche nel ruolo di pedagogista e counselor per le famiglie dei soggetti affetti da demenza di tipo Alzheimer. Successivamente si perfeziona con un tirocinio professionale nell’ambito socio-educativo: esperienza che sfocerà nella progettazione pedagogica. La scrittura in tutte le sue sfaccettature e forme resta il suo strumento prediletto per l’efficacia sia in ambito professionale sia in quello dell’auto formazione. Ha pubblicato 3 libri e un racconto breve. Ha collaborato con riviste di settore e con magazine culturali online. La scrittura diaristica si concretizza nella stesura di 15 diari di bordo utilizzati negli ambiti professionali suddetti. Il suo mantra? Non esistono ostacoli, ma sfide.

4 Risposte a “27 gennaio 2016: Giornata della Memoria…di un buon caffè!”

  1. Incontrare un sopravvissuto è ormai molto difficile, parlarci persino di più.
    I giorni della memoria servono anche a non far dimenticare quello che è successo
    a coloro che non potranno mai, loro malgrado, sapere dalla viva voce di qualcuno di che cosa sono capaci gli esseri (in)umani.
    Certo, sono anche un facile schermo politico sociale per elevarsi e purificarsi ma,
    a parte l’ipocrisia mediatica che si crea, c’è più di qualcuno che, di questi giorni, ne sente ancora, semplicemente, il bisogno.

    1. Caro Bruno :-),
      sì sono stata (s)fortunata ad incontrare un uomo di questa “statura”. Ed è proprio perchè l’ho incontrato che mi sono permessa di scrivere ciò che ho scritto.
      C’è sempre così tanta gente/gruppo che (s)parla di questo argomento che la mia proposta di azzardare un silenzio o una parola, forse la più difficile a dirsi nella vita, non è stata nè facile nè a caso.
      Accolgo la tua posizione! Com’è quella: “Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente.”? Ecco, proprio così 🙂
      Grazie per aver aderito a questa riflessione!
      Barbara

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