Il tempo dell’ozio non è quello dell’impigrirsi. Ha a che fare con il dedicarsi a sé, non nella forma egoistica del farsi ciascuno gli affari propri.
È, infatti, il momento della condivisione, il tempo e lo spazio delle relazioni. Ci si libera dall’interesse immediato, per ritrovarsi e arrivare alla consapevolezza di essere umani, fatti da e per la Terra. È un diritto che ciascuno di noi, a qualsiasi età, si deve concedere.
Quello degli antichi era caratterizzato dallo studio e soprattutto da quello disinteressato: non funzionale ai risultati immediati. Era anche contemplazione, per rivivere un frammento di storia, un breve respiro nella vita della terra o un libero spazio per l’intimità.
Oggi come viene vissuto, per esempio, dai bambini/e e dai ragazzi/e, che sono in vacanza dalla scuola? Esiste il desiderio di ritrovarsi?
Si dice che gli schermi video abbiano la meglio rispetto ad un buon cinema (adesso anche all’aperto!) o ad una passeggiata a piedi, in bicicletta, con i roller o con uno skateboard. Si dice che le reti virtuali siano le più gettonate rispetto a quelle amicali.
Si dice, si dice si dice… ma noi adulti cosa facciamo? “È sempre davanti al computer!”, lamentano i grandi. “Voi, no?” verrebbe da chiedere.
Tempi prosciugati da un lavoro ingombrante/stressante oppure spazi monopolizzati da contatti virtuali riducono, anche e soprattutto, i “grandi” a forsennati fruitori di pc e dintorni.
Ma il tempo dell’ozio non colma né vuoti, né frustrazioni. Piuttosto, è il tempo del riposo, del respiro e del sorriso, a ridosso degli affetti.
Barbara Gaiardoni