MADRE INVADENTE, PADRE ASSENTE?

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La consulenza pedagogica domiciliare ha a che fare, per definizione, con la famiglia.  Se ne sentono di ogni non solo con l’udito, ma con tutti i sensi. Si “annusano” relazioni tese, dove chi ha la voce più forte, spesso, la fa da padrone. E’ normale che, in presenza di disagio, l’aria si faccia pesante. Ma tutto ciò non aiuta ad affrontare il problema. Quando la difficoltà incombe, la cosa da farsi è lasciare che si manifesti tutta quanta e che “esploda”.  E’ necessario, poi, lasciare quel tempo utile per pulire l’aria dalla polvere della rabbia e dalle macerie delle aspettative tradite.

Spiego. Se vostra figlia ha toppato nella verifica di storia,  ha toppato. Punto. Ciò che è accaduto, è accaduto. Occorre fermarsi.  Invece, una delle reazioni ricorrenti è quella della madre che invade con consigli e saperi, partendo dal presupposto, spesso, che siccome  il figlio l’ha fatto lei, a lei, per prima, tocca di fare il primo passo… in avanti.  E uno indietro, perchè no? Come lasciare quel margine affinchè altre figure famigliari,  per esempio quella del padre, intervengano? L’invadenza materna è tale perchè corrisponde all’assenza del padre o viceversa? E’ sempre la solita storia, come quella del “se è prima nato l’uovo o la gallina”!

Una cosa certa è che l’ansia, anche in educazione, riduce la possibilità di risoluzione di un intervento. La bacchetta magica non esiste, come non c’è il genitore che, come dice un  noto modo di dire, nasce imparato. Perciò, ogni volta che se ne incontra uno,  l’ accoglienza è tra le prime cose da mettere in pratica,  nonostante tutto. In fondo, ogni persona sta portando avanti, con tutte le proprie forze, una battaglia, di cui si sa sempre troppo poco.

Barbara Gaiardoni

“Questa faccenda ha che fare con il più generale rapporto uomo-donna, quello che costituisce la coppia, che prima di essere una coppia di genitori è, o è stata, almeno una volta, una coppia di amanti.

Uomo e donna dunque, oggi. L’uomo sempre più fragile, fluido,la donna sempre più virago, donna fallica. E i loro ruoli si modellano sul loro nuovo abito. Ma forse non è del tutto corretto perchè i ruoli dell’uomo e della donna, e in primis quello genitoriale di padre e madre, non dipendono solo dall’identità dell’uomo e della donna che portano la maschera di padre e di madre, quanto piuttosto dal gioco delle parti che si instaura tra i due.

L’uomo rappresenta la legge e alla donna spetterebbe il compito di fare obiezione. Nel letto così come intorno alla tavola, anche con i propri figli.

Tra le donne di oggi ve ne sono alcune potenti, spesso arrabbiate per non aver trovato briglia salda, ed esse portano un’obiezione sempre più forte alla legge del maschio.

La donna sembra chiedere all’uomo: “Tienimi, dimostrami di essere più grande e più forte di me.

Ma l’uomo, talvolta, non riesce a crescere allo stesso ritmo della propria donna e così rinuncia a tenerle testa, si fa evanescente, sfugge al soffocamento di una presenza femminile ai suoi occhi onnipotente, così come sfugge alle richieste proprie del ruolo genitoriale che lo vedrebbe, soprattutto nei confronti del mondo esterno, un orientatore del percorso di vita della prole. A questa rinuncia corrisponde anche quella di essere attivo e protagonista nel gioco erotico della vita.L’equilibrio salta e la madre riversa la propria potenza e la conseguente frustrazione, su quello che diventerà il sostituto paterno: i figli.

Ma ad ogni ipotesi segue una nuova domanda: perchè il padre, talvolta, non regge l’obiezione forte? Da dove origina veramente questa castrazione psicologica? E’ la madre invadente o è forse nella società odierna che va ricercata la delegittimazione delle espressioni naturali del padre, riducendole talvolta a quelle di ”maschio” adibito all’accoppiamento?”

Alice Carubbi, psicoterapeuta

Pubblicato da barbaragaiardoni

Barbara Gaiardoni nasce a Verona il 15 febbraio 1967. Lavora dall’età di 18 anni: inizia come istruttrice di nuoto. Nel contempo, consegue il diploma al Conservatorio di Musicale statale di Vicenza e, dopo aver collaborato come violinista di fila con orchestre giovanili e sinfoniche, termina la sua carriera musicale all’età di 30 anni, per entrare a pieno titolo nell’impresa di famiglia. Nel 2000 riprende gli studi scolastici e formativi, interrotti in età adolescenziale da una bocciatura in II liceo: si concludono con un diploma di Dirigente di comunità e due lauree presso l’Università degli Studi di Verona; una triennale in Scienze dell’educazione e della Formazione e l’altra specialistica in Scienze pedagogiche. Nel 2004 lavora come educatrice professionale nell’ambito psichiatrico e delle patologie dell’invecchiamento; quest’ultimo la vede anche nel ruolo di pedagogista e counselor per le famiglie dei soggetti affetti da demenza di tipo Alzheimer. Successivamente si perfeziona con un tirocinio professionale nell’ambito socio-educativo: esperienza che sfocerà nella progettazione pedagogica. La scrittura in tutte le sue sfaccettature e forme resta il suo strumento prediletto per l’efficacia sia in ambito professionale sia in quello dell’auto formazione. Ha pubblicato 3 libri e un racconto breve. Ha collaborato con riviste di settore e con magazine culturali online. La scrittura diaristica si concretizza nella stesura di 15 diari di bordo utilizzati negli ambiti professionali suddetti. Il suo mantra? Non esistono ostacoli, ma sfide.