Quello che il bruco chiama fine del mondo,il resto del mondo chiama farfalla

E’ un aforisma di Tao Tse, quello scelto, per la rubrica i “Proverbi del mese”, da Daniela Residori, creativa di bigiotteria (Venticelesti Bijoux) non solo bella, ma intelligente.

Questo brano, scritto a quattro mani, nasce da un  incontro che ha radici nel passato e che, oggi, desidera riemergere anche attraverso la scrittura.

Questa frase non è per ricordare la storia del bicchiere o mezzo pieno o mezzo vuoto, ma per sottolineare l’importanza dell’accettazione rispetto a ciò che ci viene dato. Perchè, ciò che ci capita non è un caso, ma frutto di un disegno a puntini, solo in apparenza sparsi, ma il cui significato,invece, attinge dall’osservazione e l’ascolto, passo dopo passo, del curioso e folle percorso della vita.  Saper accettare questo disegno è la cosa più difficile.  L’accogliere tutto ciò che ci capita, infatti, necessita di un’apertura  coraggiosa,  ospitale anche nei confronti degli eventi “negativi”!!!  Ciò che conta è vivere tutto fino in fondo . Serve godere delle piccole cose: una giornata di pioggia, la morte del bruco che, come insegna il proverbio, genera, inevitabilmente, una farfalla.  Perchè tutto ha un inizio e una fine.  Tutto ci viene dato e a tutto è necessario dire  “Grazie”, costi quel che costi! Non facciamo riferimento alla rassegnazione, ma al fatto che ciò che accade è parte dell’esistenza. Non solo! Se ci viene assegnato è perchè abbiamo acquisito quelle forze indispensabili per saperlo, per poterlo affrontare. La consapevolezza, poi, che quello che si vive non è mai così scontato, ma è parte del tragitto, ci fa sentire liberi di poter scegliere come vivere l’evento, senza subirlo.  Difficile da farsi, ma straordinariamente vero! Parola di Daniela e Barbara 🙂

 

Pubblicato da barbaragaiardoni

Barbara Gaiardoni nasce a Verona il 15 febbraio 1967. Lavora dall’età di 18 anni: inizia come istruttrice di nuoto. Nel contempo, consegue il diploma al Conservatorio di Musicale statale di Vicenza e, dopo aver collaborato come violinista di fila con orchestre giovanili e sinfoniche, termina la sua carriera musicale all’età di 30 anni, per entrare a pieno titolo nell’impresa di famiglia. Nel 2000 riprende gli studi scolastici e formativi, interrotti in età adolescenziale da una bocciatura in II liceo: si concludono con un diploma di Dirigente di comunità e due lauree presso l’Università degli Studi di Verona; una triennale in Scienze dell’educazione e della Formazione e l’altra specialistica in Scienze pedagogiche. Nel 2004 lavora come educatrice professionale nell’ambito psichiatrico e delle patologie dell’invecchiamento; quest’ultimo la vede anche nel ruolo di pedagogista e counselor per le famiglie dei soggetti affetti da demenza di tipo Alzheimer. Successivamente si perfeziona con un tirocinio professionale nell’ambito socio-educativo: esperienza che sfocerà nella progettazione pedagogica. La scrittura in tutte le sue sfaccettature e forme resta il suo strumento prediletto per l’efficacia sia in ambito professionale sia in quello dell’auto formazione. Ha pubblicato 3 libri e un racconto breve. Ha collaborato con riviste di settore e con magazine culturali online. La scrittura diaristica si concretizza nella stesura di 15 diari di bordo utilizzati negli ambiti professionali suddetti. Il suo mantra? Non esistono ostacoli, ma sfide.