“Ma le pare?”, mi si chiede. “Mio figlio usa facebook a scuola!!!” 🙁
“Giusto”, rispondo. “Perchè, noi non lo usiamo, forse, nei luoghi di lavoro, per strada, nelle camere da letto, quelle da bagno, in ospedale…ovunque con chiunque?!!!”
Di ciò che accade, siamo tutti responsabili.
Com’è possibile, quindi, giudicare negativamente un azione, quando noi si fa altrettanto?
In educazione, non ci sono due pesi, due misure: non esistono scuse del tipo, “Noi siamo grandi, loro no!”. C’è, invece, l’errore: riconoscerlo è il primo passo. Parlarne per trovare il giusto compromesso, è il secondo. Il terzo, invece, è aderire alla proposta che ogni cosa dovrebbe essere fatta in momenti e luoghi adatti: l’appropriatezza di un’azione, rispetto al contesto, è data dagli obiettivi che si vogliono raggiungere. Cazzeggiare con Fb e dintorni (Twitter, Whatsapp) a scuola, durante le ore di lezione, conveniente non è! Lo sappiamo tutti, ma tutti si fa poco per cambiare ciò che è diventato abitudine.
Barbara Gaiardoni