E’ il proverbio di marzo, quello del mese che toglie i mali dalle spese.
Non è facile domandare, perchè ci si espone in prima persona e soprattutto perchè per farlo bisogna sapere e saperlo fare.
Per riconoscere il proprio interlocutore è importante intuire se l’oggetto delle domanda è d’interesse e sapere comune: per esempio, domandare l’indicazione stradale ad un turista, si rischia di non ottenere il risultato sperato. Una selezione iniziale, prima di esporsi, evita passi falsi già in partenza.
Ma la paura di domandare richiama anche ad altri aspetti: il timore, per esempio, di una risposta inaspettata, come potrebbe essere un rifiuto. Domandare perdono a chi abbiamo fatto del male non è cosa semplice, perchè le incertezze hanno la meglio. La paura di essere rifiutati, aggrediti, screditati è soprattutto: e se anche fosse? Da quest’esperienza, come dice il proverbio, non impareremmo per esempio ad incassare il colpo e a rialzarci?
Domandare un lavoro, domandare ad un lui/lei di uscire a cena o di fare una passeggiata, domandare di essere interrogati a scuola etc. etc sono atti caratterizzati da un comune denominatore: la paura di essere rifiutati. Potrebbe però accadere anche il contario o no?
Una donna amata mi diceva sempre: “Vergognati di fare il male, non di domandare”.
Barbara Gaiardoni