…proprio come quella del mulino, la cui ruota si muove solo grazie all’acqua corrente. Questo proverbio è una metafora che invita, nella quotidianità, a riflettere e a fare con quel che si è e si ha nel momento in cui ci si dà ad un’impresa.
E’ sicuro che, dal passato, si attinge per non commettere, per esempio, gli stessi errori oppure per fare tesoro d’esperienze che possono far parte di un bagaglio di conoscenze acquisite. Ma ciò che conta, è sapere che il passato non può essere motivo nè di esempio nè di creatività, almeno che non si riesca a riadattare pensieri e azione al contesto presente, a cui ci si riferisce.
Ciò che produce e ciò che crea necessitano del nuovo che, per definizione, possiede una forza propulsiva, energia indispensabile alla crescita.
Questo proverbio è un invito rivolto a tutti, soprattutto a quegli adulti che fanno della nostalgia un leit motiv d’intendere la vita. A volte si sente dire “Ah! Quelli sì che erano bei tempi…!” riferendosi, magari, a quelle occasioni in cui la giovinezza la faceva da padrona. E ci credo! Ma la memoria degli affetti è una cosa, la necessità di creare è altra. L’acqua stagnante, di certo, non aiuta quel movimento di produzione che chiama a sè, appunto, fluido corrente.
Questo proverbio è un inno alla primavera, a quella vita che, non dimentica del “vecchio”, è dotata di una forza propulsiva, tipica di quei circuiti, di quelle circolazioni che lasciano il posto al desiderio di (ri)nascere.
Barbara Gaiardoni