L’essere umano commette errori. Colui o colei che non si riconoscesse in quest’asserzione, perderebbe l’occasione di godere di un buon insegnamento dalla vita: l’errore, se riconosciuto, è fonte di apprendimento. L’errore ci obbliga a guardare in profondità, facendo capo a tutta l’umiltà che è in noi. Da uno sbaglio, si può reinventare una situazione, per rimettersi in gioco. C’è anche un modo di dire: “Sbagliando s’impara”!
Ma c’è un aspetto che facilmente si dimentica: quando si commette un errore lo si fa coinvolgendo, volenti o nolenti, anche l’altro. Piccoli e grandi che siano, gli sbagli avvengono sempre all’interno di una relazione. Errare umanum est perseverare diabolicum; perciò, è importante chiedere scusa: prima a se stessi e poi ai coinvolti. Le scuse, però, non possono essere formali. Nel chiedere scusa è implicito, ma non scontato pensare : “Farò tutto il possibile affinché non ri-accada più”. Ne devo essere convinto, non c’è cosa peggiore delle scuse tanto-per-dire, esse indispongono l’altro e lo allontanano dal perdono nei nostri confronti. Chiedere scusa comporta una presa di consapevolezza dei danni subiti e arrecati: è necessario mettersi nei panni dell’altro, quello che ha subito il nostro errore.
Le scuse non coinvolgono solo il pensiero, ma i sentimenti e le emozioni. Perciò, riguardano un’educazione del corpo e del pensiero di cui siamo responsabili. Come adulti dobbiamo e-ducare allo “Scusami!” responsabile.
Chiedere scusa pesa, non chiederla, a lungo andare, potrebbe costare ancora di più all’altro che si sottrae, che si allontana dal nostro misero orgoglio.
Barbara Gaiardoni e Maria Giovanna Farina