VIOLENZA È…NON CHIEDERE SCUSA

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L’essere umano commette errori. Colui o colei che non si riconoscesse in quest’asserzione, perderebbe l’occasione di godere di un buon insegnamento dalla vita: l’errore, se riconosciuto, è fonte di apprendimento. L’errore ci obbliga a guardare in profondità, facendo capo a tutta l’umiltà che è in noi. Da uno sbaglio, si può reinventare una situazione, per rimettersi in gioco. C’è anche un modo di dire: “Sbagliando s’impara”!

Ma c’è un aspetto che facilmente si dimentica: quando si commette un errore lo si fa coinvolgendo, volenti o nolenti, anche l’altro. Piccoli e grandi che siano, gli sbagli avvengono sempre all’interno di una relazione. Errare umanum est perseverare diabolicum; perciò, è importante chiedere scusa: prima a se stessi e poi ai coinvolti. Le scuse, però, non possono essere formali. Nel chiedere scusa è implicito, ma non scontato pensare : “Farò tutto il possibile affinché non ri-accada più”. Ne devo essere convinto, non c’è cosa peggiore delle scuse tanto-per-dire, esse indispongono l’altro e lo allontanano dal perdono nei nostri confronti. Chiedere scusa comporta una presa di consapevolezza dei danni subiti e arrecati: è necessario mettersi nei panni dell’altro, quello che ha subito il nostro errore.

Le scuse non coinvolgono solo il pensiero, ma i sentimenti e le emozioni. Perciò, riguardano un’educazione del corpo e del pensiero di cui siamo responsabili. Come adulti dobbiamo e-ducare allo “Scusami!” responsabile.

Chiedere scusa pesa, non chiederla, a lungo andare, potrebbe costare ancora di più all’altro che si sottrae, che si allontana dal nostro misero orgoglio.

Barbara Gaiardoni e Maria Giovanna Farina

Pubblicato da barbaragaiardoni

Barbara Gaiardoni nasce a Verona il 15 febbraio 1967. Lavora dall’età di 18 anni: inizia come istruttrice di nuoto. Nel contempo, consegue il diploma al Conservatorio di Musicale statale di Vicenza e, dopo aver collaborato come violinista di fila con orchestre giovanili e sinfoniche, termina la sua carriera musicale all’età di 30 anni, per entrare a pieno titolo nell’impresa di famiglia. Nel 2000 riprende gli studi scolastici e formativi, interrotti in età adolescenziale da una bocciatura in II liceo: si concludono con un diploma di Dirigente di comunità e due lauree presso l’Università degli Studi di Verona; una triennale in Scienze dell’educazione e della Formazione e l’altra specialistica in Scienze pedagogiche. Nel 2004 lavora come educatrice professionale nell’ambito psichiatrico e delle patologie dell’invecchiamento; quest’ultimo la vede anche nel ruolo di pedagogista e counselor per le famiglie dei soggetti affetti da demenza di tipo Alzheimer. Successivamente si perfeziona con un tirocinio professionale nell’ambito socio-educativo: esperienza che sfocerà nella progettazione pedagogica. La scrittura in tutte le sue sfaccettature e forme resta il suo strumento prediletto per l’efficacia sia in ambito professionale sia in quello dell’auto formazione. Ha pubblicato 3 libri e un racconto breve. Ha collaborato con riviste di settore e con magazine culturali online. La scrittura diaristica si concretizza nella stesura di 15 diari di bordo utilizzati negli ambiti professionali suddetti. Il suo mantra? Non esistono ostacoli, ma sfide.