A’n bom soldà ogni arma ghe fa

“A un buon soldato ogni arma va bene”: è il proverbio del mese, scritto a 4 mani con  Carlo Scattolini, imprenditore, scrittore di “Bon ton in giallo“, appassionato di storia, di storie.

Il significato, quello lampante, è che un buon soldato sa utilizzare ogni cosa per farne un arma; approfondendo, però, si possono scoprire altre piccole sfumature.
Ciascuno di noi coltiva un’arte, intesa come capacità riguardante il sapere e la creatività umana. Una persona d’ingegno è capace di farsi valere con qualsiasi cosa abbia a portata di mano: la mente, che controlla le azioni,  è una delle componenti utili per raggiungere il massimo risultato con il minimo sforzo. Un mestiere, quindi, diventa edificante se ci sono teste e mani umane, di spirito e di cuore.  Le “armi” impiegate sembrerebbero essere un dettaglio; ciò che conta, infatti, è il sapere, nel senso più esteso del termine, del soggetto in azione.  Lode, quindi, alla speculazione intellettuale, non fine a se stessa, ma atta alla realizzazione pratica dell’essere, che s’implementa con il saper fare. A ciò si aggiunge anche l’amore per la propria arte: non a caso, al soldato si attribuisce l’aggettivo di buono, perché Amore ha a che fare con bellezza e bontà.
Ci si chiede, però, perché  sia  stata usata la metafora della guerra e non, per esempio, quella agreste?  E’, forse, più facile uccidere che nutrire, creare? Oppure, che si voglia sottolineare la fragilità della vita che, per essere promossa e rispettata, necessita di pochi mezzi, ma “giusti”?
Fatto sta, che il buon soldato è colui che fa dell’impresa un modo per esprimere la propria natura, a scapito di quella tecnologia tendente a ridurre l’individuo come  materiale di scarto. Di questo ne siamo certi.

 

Carlo Scattolini e Barbara Gaiardoni

Pubblicato da barbaragaiardoni

Barbara Gaiardoni nasce a Verona il 15 febbraio 1967. Lavora dall’età di 18 anni: inizia come istruttrice di nuoto. Nel contempo, consegue il diploma al Conservatorio di Musicale statale di Vicenza e, dopo aver collaborato come violinista di fila con orchestre giovanili e sinfoniche, termina la sua carriera musicale all’età di 30 anni, per entrare a pieno titolo nell’impresa di famiglia. Nel 2000 riprende gli studi scolastici e formativi, interrotti in età adolescenziale da una bocciatura in II liceo: si concludono con un diploma di Dirigente di comunità e due lauree presso l’Università degli Studi di Verona; una triennale in Scienze dell’educazione e della Formazione e l’altra specialistica in Scienze pedagogiche. Nel 2004 lavora come educatrice professionale nell’ambito psichiatrico e delle patologie dell’invecchiamento; quest’ultimo la vede anche nel ruolo di pedagogista e counselor per le famiglie dei soggetti affetti da demenza di tipo Alzheimer. Successivamente si perfeziona con un tirocinio professionale nell’ambito socio-educativo: esperienza che sfocerà nella progettazione pedagogica. La scrittura in tutte le sue sfaccettature e forme resta il suo strumento prediletto per l’efficacia sia in ambito professionale sia in quello dell’auto formazione. Ha pubblicato 3 libri e un racconto breve. Ha collaborato con riviste di settore e con magazine culturali online. La scrittura diaristica si concretizza nella stesura di 15 diari di bordo utilizzati negli ambiti professionali suddetti. Il suo mantra? Non esistono ostacoli, ma sfide.