LA VIOLENZA È… NEL PARCO DEI CANI!

 VIOLENZA È… 

A partire dal “piccolo”.

L’esperienza della scrittura a 4 mani continua: abbiamo pensato di dedicarci ad un filone, quello della violenza, di cui se ne sente di ogni, ogni giorno e in molti contesti.

Il nostro intento è quello di concentrarci sul “piccolo”, inteso come micro. 

Nei dettagli, si dice, si nasconda il diavolo. E’ proprio nel particolare, quello apparentemente inosservato, che la violenza si manifesta. E’ appunto diabolica, perché ogni forma di coercizione, infatti, divide.

 

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LA VIOLENZA È… NEL PARCO DEI CANI!

Ad alcuni sembrerà assurdo, ad altri no. Ma forme di violenza ricorrenti, si manifestano anche nei luoghi frequentati dai cani! O meglio: dai responsabili dei cani. Violenza è una parola abusata, ma è nelle piccole esperienze quotidiane che si può sconfiggerla sul nascere mentre, magari, calpestiamo il prato con i cagnolini.

I padroni dei 4 zampe, a volte, si arrogano diritti di sopraffazione rispetto sia ad altri esseri umani sia rispetto agli animali.

Vi è una vera e propria colonizzazione degli spazi: se il cane è aggressivo, il “padrone” si sente autorizzato a dover esercitare diritti di proprietà e di frequentazione esclusiva di un parco comunale che, per definizione, è pubblico. “Tutti gli altri a casa”, dice senza usare le parole. Il suo cane marca il territorio della res-publica con l’urina, lui con la violenza.

Anche il mondo animale viene sopraffatto da quella razionalità, che nasconde vere e proprie manifestazioni di disagio e di follia. Ecco perché si giunge all’estrema affermazione, “Son meglio gli animali degli esseri umani!”

Cosa fare? Recuperiamo un po’ di umanità dimenticata che attinga sia dal cuore, comune con gli animali, sia dalla ratio, quella del “Cogito ergo sum”.

Si dice che alcuni contesti di “lotta” dovrebbero essere affrontati con la stessa velocità del vento, avanzando, però, con quella compattezza tipica di una foresta.  Non ci resta che avanzare con decisione.

Così è! Quella violenza deve essere, da subito, arginata. Si evita, così, quel  dilagare, che compromette la solidità di una libertà rispettosa dell’altrui agire. Quella violenza deve, attraverso magari una bel sacrificio/penitenza come pulire, gratis, gli spazi comuni, volare via per lasciare che la ragione ci ri-porti ad un sana passeggiata col cane nel parco. Noi con la nostra saggezza, lui con la sua giocosa animalità.

Barbara Gaiardoni e Maria Giovanna Farina

Pubblicato da barbaragaiardoni

Barbara Gaiardoni nasce a Verona il 15 febbraio 1967. Lavora dall’età di 18 anni: inizia come istruttrice di nuoto. Nel contempo, consegue il diploma al Conservatorio di Musicale statale di Vicenza e, dopo aver collaborato come violinista di fila con orchestre giovanili e sinfoniche, termina la sua carriera musicale all’età di 30 anni, per entrare a pieno titolo nell’impresa di famiglia. Nel 2000 riprende gli studi scolastici e formativi, interrotti in età adolescenziale da una bocciatura in II liceo: si concludono con un diploma di Dirigente di comunità e due lauree presso l’Università degli Studi di Verona; una triennale in Scienze dell’educazione e della Formazione e l’altra specialistica in Scienze pedagogiche. Nel 2004 lavora come educatrice professionale nell’ambito psichiatrico e delle patologie dell’invecchiamento; quest’ultimo la vede anche nel ruolo di pedagogista e counselor per le famiglie dei soggetti affetti da demenza di tipo Alzheimer. Successivamente si perfeziona con un tirocinio professionale nell’ambito socio-educativo: esperienza che sfocerà nella progettazione pedagogica. La scrittura in tutte le sue sfaccettature e forme resta il suo strumento prediletto per l’efficacia sia in ambito professionale sia in quello dell’auto formazione. Ha pubblicato 3 libri e un racconto breve. Ha collaborato con riviste di settore e con magazine culturali online. La scrittura diaristica si concretizza nella stesura di 15 diari di bordo utilizzati negli ambiti professionali suddetti. Il suo mantra? Non esistono ostacoli, ma sfide.