Questo che leggerete è un estratto della mia tesi “Scritture e deliri,corpi” centrata sulla psichiatria e sul sistema psichiatrico, contesto nel quale e per il quale ho lavorato 4 anni.
Ho visto piangere spesso, perciò ho deciso di scriverne. L’ho fatto escludendo ogni forma di sentimentalismo, l’ho fatto prendendo atto che la lacrima è fondante la natura umana.
Buona lettura
“La lacrima: un andirivieni di forze dove acqua e sangue si toccano senza confondersi, senza sostituirsi. Un canale di scolo della carne, dalla pendenza variabile, che induce alla caduta o/e alla salita rispetto la fonte, senza mai sentenziare, perché votata alla sospensione: un “limbo” dove nascita, vita e morte non si decidono, ma confessano il loro sforzo di stare sospesi. La lacrima, pertanto, è sospensione della vista, della parola, della carne, del giudizio, del ricordo. Nella lacrima tutto si liquefa: l’osservazione, il senso e la struttura, la forma e la funzione, l’ordine e la legge, la memoria, si perdono nel tocco di una mano cieca dal velo lacrimale; una mano che brancola nel vuoto, oscillando tra la paura di cadere e la certezza dell’eccedenza del gesto, sempre troppo insolente. Una mano e uno sguardo, entrambi ciechi, mostrano il patimento della separazione: il tocco, le lacrime e gli occhi, corpi opachi e opacizzanti, si spogliano della significazione dello sguardo che viene nel contempo ad animarli e a velarli.”
Barbara Gaiardoni