Quello di maggio è un proverbio toscano, che porta in sè una conoscenza saggia dell’umano esistere.
Il matrimonio è un contratto con delle regole esplicite, che sanciscono diritti ed obblighi. Per esempio, l’obbligo di fedeltà, di assistenza morale e materiale, di coabitazione, di collaborazione, di mantenere, istruire ed educare i figli.
Fin qui è tutto chiaro, quello che non lo è dipende dall’interpretazione della regola; la storia personale e culturale, infatti, interviene sul modo di vivere e di agire dei componenti della coppia.
Rispetto, per esempio, l’obbligo di collaborazione in casa, è necessario sapere e confrontarsi sul chi fa, quando e che cosa. Ci sono azioni quotidiane che servono: quella di chi debba preparare il cibo, è una delle tante soggette alla quotidianità e che può, se non chiarita, creare dissapori. Chi più chi meno, si mangia e si cucina tutti i giorni. Definire chi lo fa prima, chi lo fa poi, chi lo fa mai (?) richiede quella diplomazia che sappia trovare il “giusto compromesso”, necessario per rispettare i tempi personali e quelli della famiglia.
Una cosa, sulla quale riflettere, è non dare mai l’altro per scontato: perchè tutti si cambia. Quindi, c’è bisogno di una continuo scambio, all’interno della coppia, indispensabile per smussare gli angoli del proprio tornaconto.
E se il maritare induce a rispettare le regole, l’abitare, invece, invita a decidere assieme a come attenervisi.
Un conoscente mi rivelò che converrebbe, prima di sposarsi, trascorrere con il/la partner una vacanza in barca a vela: assistere all’utilizzo e al rispetto del tempo e degli spazi (ristretti) propri e altrui diventa una cartina di tornasole utile per decidere se convolare a giuste nozze. Provare per credere 🙂
E l’amore, rispetto a tutto ciò, cosa c’entra? C’entra eccome! Perchè l’amore è l’ago della bilancia, che riporta in equilibrio quello che la legge della ragione e del diritto non riuscirà mai a fare!
Barbara Gaiardoni