Mi auguro solo ci sia stato un “difetto” di comunicazione rispetto questa iniziativa. Se così non fosse, educare al rispetto delle differenze non si fa certo con il travestimento: quello è connaturato nell’evoluzione del bambino/a a questa età ed è cosa buona assecondarlo. Per altro, i bambini, le bambine lo sanno fare autonomamente a casa, in un parco giochi, quindi, anche a scuola. Per educare è fondamentale l’osservazione, l’ascolto delle azioni infantili affinchè si possa mettere in atto una riflessione, una narrazione da condividere assieme.
Ricordate, poi, che i “grandi” hanno già riflettuto su situazioni analoghe. Pertanto, apprendiamo anche da loro: l’acqua calda è già stata inventata!
Leggete per esempio questa storia scritta da Gianni Rodari
Il dromedario e il cammello
“Una volta un dromedario, incontrando un cammello, gli disse:
– Ti compiango, carissimo fratello: saresti un dromedario magnifico anche tu se solo non avessi quella brutta gobba in più.
Il cammello gli rispose:
– Mi hai rubato la parola. È una sfortuna per te avere una gobba sola. Ti manca poco ad essere un cammello perfetto: con te la natura ha sbagliato per difetto.
La bizzarra querela durò tutto un mattino. In un canto ad ascoltare stava un vecchio beduino e tra sé intanto pensava:
– Poveretti tutti e due ognuno trova belle soltanto le gobbe sue. Così spesso ragiona al mondo tanta gente che trova sbagliato ciò che è solo differente.”
Anche da un racconto analogo si possono educare bambini e bambine al rispetto delle differenze. E lo faranno da protagonisti: raccontandosi e dialogando. Ma perchè li dobbiamo trattare da rimbambiti/e?
Per favore, non fate propaganda alcuna sulla pelle dei piccoli. Non solo! Fate in modo che la progettazione educativa venga realizzata da chi ha le competenze per farla. E mi fermo qui.
Barbara Gaiardoni