Educare alle differenze di genere con il travestimento: ma ci siete o ci fate?

http://www.repubblica.it/cronaca/2015/03/10/news/trieste_all_asilo_i_bimbi_si_scambiano_i_vestiti_per_la_parita_di_genere_ma_i_genitori_insorgono-109163768/?ref=fbpr

Mi auguro solo ci sia stato un “difetto” di comunicazione rispetto questa iniziativa. Se così non fosse, ‪educare‬ al ‪rispetto‬ delle ‪differenze‬ non si fa certo con il travestimento: quello è connaturato nell’evoluzione del bambino/a a questa età ed è cosa buona assecondarlo. Per altro, i bambini, le bambine lo sanno fare autonomamente a casa, in un parco giochi, quindi, anche a scuola. Per educare è fondamentale l’osservazione, l’ascolto delle azioni infantili affinchè si possa mettere in atto una riflessione, una narrazione da condividere assieme.

Ricordate, poi, che i “grandi” hanno già riflettuto su situazioni analoghe. Pertanto, apprendiamo anche da loro: l’acqua calda è già stata inventata!

Leggete per esempio questa storia scritta da Gianni Rodari

Il dromedario e il cammello

“Una volta un dromedario, incontrando un cammello, gli disse:

– Ti compiango, carissimo fratello: saresti un dromedario magnifico anche tu se solo non avessi quella brutta gobba in più.

Il cammello gli rispose:

– Mi hai rubato la parola. È una sfortuna per te avere una gobba sola. Ti manca poco ad essere un cammello perfetto: con te la natura ha sbagliato per difetto.

La bizzarra querela durò tutto un mattino. In un canto ad ascoltare stava un vecchio beduino e tra sé intanto pensava:

– Poveretti tutti e due ognuno trova belle soltanto le gobbe sue. Così spesso ragiona al mondo tanta gente che trova sbagliato ciò che è solo differente.”

Anche da un racconto analogo si possono educare bambini e bambine al rispetto delle differenze. E lo faranno da protagonisti: raccontandosi e dialogando.  Ma perchè li dobbiamo trattare da rimbambiti/e?

Per favore, non fate propaganda alcuna sulla pelle dei piccoli. Non solo! Fate in modo che la progettazione educativa venga realizzata da chi ha le competenze per farla. E mi fermo qui.

Barbara Gaiardoni

Pubblicato da barbaragaiardoni

Barbara Gaiardoni nasce a Verona il 15 febbraio 1967. Lavora dall’età di 18 anni: inizia come istruttrice di nuoto. Nel contempo, consegue il diploma al Conservatorio di Musicale statale di Vicenza e, dopo aver collaborato come violinista di fila con orchestre giovanili e sinfoniche, termina la sua carriera musicale all’età di 30 anni, per entrare a pieno titolo nell’impresa di famiglia. Nel 2000 riprende gli studi scolastici e formativi, interrotti in età adolescenziale da una bocciatura in II liceo: si concludono con un diploma di Dirigente di comunità e due lauree presso l’Università degli Studi di Verona; una triennale in Scienze dell’educazione e della Formazione e l’altra specialistica in Scienze pedagogiche. Nel 2004 lavora come educatrice professionale nell’ambito psichiatrico e delle patologie dell’invecchiamento; quest’ultimo la vede anche nel ruolo di pedagogista e counselor per le famiglie dei soggetti affetti da demenza di tipo Alzheimer. Successivamente si perfeziona con un tirocinio professionale nell’ambito socio-educativo: esperienza che sfocerà nella progettazione pedagogica. La scrittura in tutte le sue sfaccettature e forme resta il suo strumento prediletto per l’efficacia sia in ambito professionale sia in quello dell’auto formazione. Ha pubblicato 3 libri e un racconto breve. Ha collaborato con riviste di settore e con magazine culturali online. La scrittura diaristica si concretizza nella stesura di 15 diari di bordo utilizzati negli ambiti professionali suddetti. Il suo mantra? Non esistono ostacoli, ma sfide.