“D’amore non si muore…”

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“D’amore non si muore…”, cantava una famosa canzone. Non so cosa ne pensiate voi, ma anch’io credo sia così.   Certo si soffre, ma la cosa finisce lì. E’ sbagliato generalizzare, ma si possono adottare alcuni accorgimenti che possono aiutare!

Eccone alcuni:

  • Esiste la “ditruzione emotiva”, ma spesso esiste l’orgoglio ferito. Attenzione uomini, se siete stati lasciati ci sarà ben un motivo che dipende  anche da voi. L’orgoglio è una brutta bestia, affrontatelo e se proprio “rimoviolate” il vostro di comportamento. Se la relazione è al capolinea, scendete e  basta;
  • Se nella coppia c’è di mezzo uno o più figli… beh! Pensate prima alle vostre ferite. Ciascuno si occupi delle proprie. La mattonata c’è stata per tutti. Chi più chi meno ci vuole tempo per la sofferenza;
  • Non rimuginate sui perchè. Ce ne sono mille: la mancanza di dialogo, l’assenza di sesso, la tv sempre accesa, la sbandata per un altro etc. etc; L’attenzione deve essere spostata sulle soluzioni e non sulle cause. La frittata è già stata fatta;
  • Attenti alle ricadute: una telefonata del figlio/a piangente o della suocera incazzata vi riportano al punto 0. La scelta è stata fatta: ricominciate da tre;
  • Date ascolto alle vostre emozioni, ai vostri dispiaceri, alla vostra sofferenza.  Le domande di stampo vittimistico del tipo “Con tutto quello che ho fatto, proprio a me doveva capitare?” oppure “Ti sembra giusto che io soffra per colpa sua?”non servono. Serve venirne fuori. Essere sereni è un diritto che la vita ci deve, è un dovere a cui ciascuno è chiamato a rispondere.

Barbara Gaiardoni

 

 

 

Pubblicato da barbaragaiardoni

Barbara Gaiardoni nasce a Verona il 15 febbraio 1967. Lavora dall’età di 18 anni: inizia come istruttrice di nuoto. Nel contempo, consegue il diploma al Conservatorio di Musicale statale di Vicenza e, dopo aver collaborato come violinista di fila con orchestre giovanili e sinfoniche, termina la sua carriera musicale all’età di 30 anni, per entrare a pieno titolo nell’impresa di famiglia. Nel 2000 riprende gli studi scolastici e formativi, interrotti in età adolescenziale da una bocciatura in II liceo: si concludono con un diploma di Dirigente di comunità e due lauree presso l’Università degli Studi di Verona; una triennale in Scienze dell’educazione e della Formazione e l’altra specialistica in Scienze pedagogiche. Nel 2004 lavora come educatrice professionale nell’ambito psichiatrico e delle patologie dell’invecchiamento; quest’ultimo la vede anche nel ruolo di pedagogista e counselor per le famiglie dei soggetti affetti da demenza di tipo Alzheimer. Successivamente si perfeziona con un tirocinio professionale nell’ambito socio-educativo: esperienza che sfocerà nella progettazione pedagogica. La scrittura in tutte le sue sfaccettature e forme resta il suo strumento prediletto per l’efficacia sia in ambito professionale sia in quello dell’auto formazione. Ha pubblicato 3 libri e un racconto breve. Ha collaborato con riviste di settore e con magazine culturali online. La scrittura diaristica si concretizza nella stesura di 15 diari di bordo utilizzati negli ambiti professionali suddetti. Il suo mantra? Non esistono ostacoli, ma sfide.