Compiti di scuola a casa sì o no?: i vostri punti di vista

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Questa decisione di raccogliere i pareri di chi ha aderito alla proposta di rispondere alla domanda “Compiti di scuola a casa, si’ o no?” nasce dopo aver letto una riflessione sul tema realizzata da un collega pedagogista.

Questo non è un sondaggio, ma una raccolta di scritti di persone che hanno vissuti differenti, interessati allo stesso argomento.

Scrivere ha un peso differente dall’oralità, se non altro per il fatto che le scritture possono essere lette, rilette, sottolineate, soppesate, raggruppate o differenziate…ci si può riflettere!

Leggete tutte le vostre risposte e se ne avrete voglia, mettetevi in gioco! In mezzo a questi scritti uno appartiene ad una persona che, dalla sua dichiarazione, non è toccata direttamente da questa “problematica”: non è una genitrice, nè un’insegnante, nè una parente di un allievo che frequenta la scuola oggi. E’ stata sicuramente una scolara. Spesso si parla di quanto l’esperienza che ci tocca in prima persona possa essere una buona consigliera, mentre l’inesperienza molto meno. Chissà se questa parzialità è riconoscibile anche nella scrittura di questa persona che dichiara di essere lontana dal problema dei compiti!  Cosa dite? Indicando il numero,trovate “l’intruso/a” nelle cinque risposte qui sotto!

  1. “Secondo il mio modesto parere, sarebbe meglio non dare compiti scritti, soprattutto nei giorni che rimangono a scuola anche il pomeriggio… A volte capita che coincidano con le attività’ sportive e la famiglia e’ costretta a casa la domenica perché’ i ragazzi devono buttarsi avanti, un altro discorso e’ lo studio che , secondo me, va comunque approfondito a casa.”
  2. “Ni, manterrei un pò di allenamento quotidiano, diciamo venti minuti al giorno… una questione di disciplina e continuità”
  3. “Nella giusta quantità sono d’accordo. E possibilmente fatti in autonomia, con una discreta supervisione dei genitori…”
  4. “Secondo me, sì: è un’occasione preziosa per imparare a gestire da soli il proprio lavoro. Sarebbe però importante che, almeno nella scuola primaria, si evitasse il castigo se il bambino non è riuscito a farcela. Questo eviterebbe l’aiuto “a tutti i costi” da parte dei genitori…”
  5. “Sì, per consolidare il lavoro svolto a scuola, ma non nelle pause vacanze.”

Da qui in poi, invece, potrete leggere tutte le vostre risposte. Ho selezionato solo le cinque qui sopra per facilitare “l’avventura” di trovare l’intruso/l’intrusa!

  1. “Compiti sì.Facciamo in modo di preparare i ragazzi ad un impegno quotidiano (dovere) .La cosa importante è che deve essere organizzato come un piacere.” A. B.
  2. “Sì, se non fanno il tempo pieno. I compiti aiutano a ripassare quanto si è sentito la mattina. Devono essere brevi e mirati, se a noi dessero del lavoro in più da fare a casa ci incavoleremmo neri.” P. L.
  3. “Compiti sì (non troppi) è un modo per “verificare ” se i bambini hanno capito quello che hanno fatto a scuola.” E. S.
  4. “Compiti sì, nella giusta dose: aiutano il bambino a ripassare temi visti a scuola e a mettersi alla prova su quanto appreso durante la lezione; è un modo anche per i genitori di capire il programma che stanno svolgendo e il metodo di insegnamento adottato.” D. Z.
  5. “Secondo il mio modesto parere, sarebbe meglio non dare compiti scritti, soprattutto nei giorni che rimangono a scuola anche il pomeriggio… A volte capita che coincidano con le attività’ sportive e la famiglia e’ costretta a casa la domenica perché’ i ragazzi devono buttarsi avanti, un altro discorso e’ lo studio che , secondo me, va comunque approfondito a casa.” M.  N.
  6. “Sì, nella giusta misura, per applicare ciò che si è appreso, per imparare a studiare, per lavorare in autonomia.” S. C.
  7. “Secondo me, sì: è un’occasione preziosa per imparare a gestire da soli il proprio lavoro. Sarebbe però importante che, almeno nella scuola primaria, si evitasse il castigo se il bambino non è riuscito a farcela. Questo eviterebbe l’aiuto “a tutti i costi” da parte dei genitori…” M. G.
  8. “Compiti sì, in maniera moderata,quel che basta per fissare gli argomenti trattati e per abituare i bambini ad un impegno quotidiano e costante. Da insegnante noto che c’è un’enorme differenza tra chi lavora anche a casa e chi invece non lo fa !” R. P.
  9. “Sì, per consolidare il lavoro svolto a scuola, ma non nelle pause vacanze.” J.G.
  10. “Giusta quantità per consolidare, esercitare la mente e imparare ad organizzare il tempo. Parlo da mamma di figlia dodicenne, abbiamo sempre cercato di aiutarla nell’organizzare il lavoro e non solo nei compiti e i risultati si vedono. Poco e ben fatto. Non solo nella scuola, ma nella vita. Specifico giustamente la mia bimba ha un orario 08,00-14,00 da lunedì al venerdì. Dunque la mia valutazione “giusta quantità” e’ riferita a questo. Con tempio pieno dovrebbe essere un lavoro completo a scuola.” M.
  11. “Nella giusta quantità sono d’accordo. E possibilmente fatti in autonomia, con una discreta supervisione dei genitori…” N. B.
  12. “No, perché il lavoro va fatto in classe soprattutto quando si fa il tempo pieno. I bambini, come mia nipote, sono oberati di compiti già dalle elementari! L. G.
  13. “Ni, manterrei un pò di allenamento quotidiano, diciamo venti minuti al giorno… una questione di disciplina e continuità” E. B.
  14. La giusta dose per mantenere in allenamento il cervello, ma non tanti da rovinare i fine settimana o le vacanze a figli e famiglie. P. De B.
  15. Sì, ma non nella vacanze R.C

Barbara Gaiardoni


Pubblicato da barbaragaiardoni

Barbara Gaiardoni nasce a Verona il 15 febbraio 1967. Lavora dall’età di 18 anni: inizia come istruttrice di nuoto. Nel contempo, consegue il diploma al Conservatorio di Musicale statale di Vicenza e, dopo aver collaborato come violinista di fila con orchestre giovanili e sinfoniche, termina la sua carriera musicale all’età di 30 anni, per entrare a pieno titolo nell’impresa di famiglia. Nel 2000 riprende gli studi scolastici e formativi, interrotti in età adolescenziale da una bocciatura in II liceo: si concludono con un diploma di Dirigente di comunità e due lauree presso l’Università degli Studi di Verona; una triennale in Scienze dell’educazione e della Formazione e l’altra specialistica in Scienze pedagogiche. Nel 2004 lavora come educatrice professionale nell’ambito psichiatrico e delle patologie dell’invecchiamento; quest’ultimo la vede anche nel ruolo di pedagogista e counselor per le famiglie dei soggetti affetti da demenza di tipo Alzheimer. Successivamente si perfeziona con un tirocinio professionale nell’ambito socio-educativo: esperienza che sfocerà nella progettazione pedagogica. La scrittura in tutte le sue sfaccettature e forme resta il suo strumento prediletto per l’efficacia sia in ambito professionale sia in quello dell’auto formazione. Ha pubblicato 3 libri e un racconto breve. Ha collaborato con riviste di settore e con magazine culturali online. La scrittura diaristica si concretizza nella stesura di 15 diari di bordo utilizzati negli ambiti professionali suddetti. Il suo mantra? Non esistono ostacoli, ma sfide.