L’adolescenza è quella terra di mezzo che caratterizza il passaggio dall’infanzia all’adultità. E’ uno spazio di crescita che presenta, facilmente, dei vuoti. I vuoti servono, ma ciò a cui ci si deve allenare, è saper dare loro un significato. L’adolescenza è il periodo giusto per (continuare?) iniziare. Servono delle figure di riferimento che facciano da sostegno, che accompagnino l’adolescente a godere dei paradisi ma ad accettare anche le ombre.
Inevitabili le “cadute” nelle relazioni affettive, nel contesto della formazione scolastica e professionale. Servono figure di riferimento che sappiano (non?) intervenire con intelligenza e con il cuore; conta porre l’attenzione sui tempi e gli spazi d’intervento.
C’è soccorso e soccorso. Metaforicamente, quando ci apprestiamo ad aiutare una persona, non stiamo permettendo allo spirito “guerriero” di venire fuori; non le stiamo dando la possibilità di esercitare il muscolo della “resilienza”,(resistenza agli insuccessi) che permette d’incassare il colpo, di resistere per trovare, autonomamente, la soluzione alternativa per ricominciare. Oggi, più che mai, i resilienti adolescenti sono una chicca: li vedi “grandi e grossi”…e basta!
Evitare le strade più lunghe a vantaggio di scorciatoie e rimedi rattoppanti, sembra essere la scelta più quotata nelle nuove generazioni. Si assiste, quindi, a scene di persone che rinunciano a rialzarsi oppure affrontano, con mollezza, il guaio, perchè non motivati.
La domanda di fondo è: che siano vittime di un’educazione troppo permissiva?
Barbara Gaiardoni